Barbera, la poesia in un bicchiere

Il vitigno più diffuso nelle nostre terre, tanto che si annoverano in questa categoria il barbera d’Asti, d’Alba, del Monferrato. . . Può essere fermo o vivace, da degustare con piatti importanti o per quattro chiacchiere con gli amici. Come scriveva Fortunato Depero:

io desidero vino spesso, rotondo,
carnoso, nutritivo e pieno.
Un vino che mi dice tutto.
Niente dolce, sodo, maturo e virile.
Quadrato di corpo, quasi fosco nel cipiglio,
profondo nello sguardo.
Quando scrive nella tovaglia
deve essere nero e fortemente affermativo.
La sua macchia versata, ben contornata senza
sbavature acquose, nella gola deve scendere
come un cibo, come una fetta di carne liquida.

Ha un carattere adulto e avventuroso. Non ci credete? Sentite questa poesia di Carducci:

«Generosa Barbera.
Bevendola ci pare
d’esser soli in mare
sfidanti una bufera.»

Viene da una terra che sa di lavoro, o come scrive Pavese:

Sei la vigna.
E’ una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
E una terra cattiva –
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna

Un vino che ci rende forti della sua stessa forza

È infine un vino sincero, non può mentire,

perché sappiamo tutti che…

Ël vin e i segret a peulo nen vive ansima
( ‘Vino e segreti non possono convivere’)